BENVENUTI

Benvenute e bevenuti su questa piccola isola, dove sono disseminati indizi e tracce.
A ognuno di noi, la scelta e l'impegno della scoperta che porta a un progetto, a una storia, a un evento, comune e allo stesso tempo personale.

Buon viaggio ai viaggiatori e ai curiosi della vita


STORIE DI LOG OUT

...O per meglio dire "siccome può accadere talvolta, che ciò che ci accade non accade solo a noi, forse vale la pena di scriverlo e farlo diventare patrimonio di tutti ."
Questo è un luogo per raccogliere le esperienze di quanti, forse,
si sono sentiti diversi in un mondo virtuale di omologati, decidendo di non poter pagare il dazio nè di voler cambiar nulla di ciò che per altri funziona bene così... ma semplicemente sentono possibile parlarne ... Speriamo di avere tra gli ospiti molti di voi abitanti ed ex abitanti del mondo virtuale che ci ha visti viaggiatori ignari e speranzosi di trovare la realizzazione di un sogno. Ci piacerebbe avere ospiti anche avatar di ''fama'' i quali sapranno parlarci della loro esperienza di immersione cosi totale. Vivere una vita virtuale costa tempo.

QUESTO BLOG E' STATO CREATO IL 1 MAGGIO 2010

Per pubblicare la storia, anche anonima, del vostro log out o del vostro stay-in o in-and-out scriveteci qui:

secondlifevsreallife@gmail.com




domenica 30 maggio 2010

Ultimo post di Space Rat nella discussione sul forum di SL italia

link forum sl italia
No barbarella (e gli altri) non è la stessa cosa e non sono confuso. La dipendenza è una cosa le delusioni un'altra cosa. La dipendenza di cui parlo qui non è la mia, la mia si è una delusione che vediamo dopo. Il discorso, se andiamo avanti cosi, si perde in botta e risposta inutili. Raccontandovi il mio perchè sono finito in minoranza accomodatevi, il problema non è questo. La mia storia sl, che tra l'altro è contenuta in una singola esperienza molto negativa, non sentimentale, mi ha fatto incazzare oltre che perdere la pazienza, ma mi ha fatto aprire gli occhi su qualcosa che prima non avevo visto e che poi ho notato in altri, molti altri...amici.... Nel virtuale si ribaltano le visioni delle cose, le immagini delle persone e la nostra. Questa è la lana caprina che non volete capire!! Volevo farvi notare non indottrinare...che i ''dipendenti''.. (ovvio che non tutti lo sono) non pagati sono proprio coloro (e chi di voi? i piu polemici forse?) che qui dentro c'hanno le stellette e intanto il mondo vero lo hanno messo in cantina e non se ne sono accorti,questa si chiama dipendenza e negazione del problema, questo si mi fa incazzare e mi fa pensare alle discussioni avute con piu di un avatar sul conteggio delle ore e il dissipare la vita e ovviamente anche li, opposizione, negazione incondizionata . Provate a chiedere, fate un inchiesta sulle ore trascorse li e incrementate del 30 per cento i numeri di ore che vi comunicano :-), chiedetevelo. Non generalizzo (mica tutti le star dentro li sono dei falliti nella vita privata...almeno spero). Il mio tentativo di allertare la vostra attenzione, sta proprio in questo. Quando vi confrontate con il leader (attenzione dunque a impegnarvi troppo) di turno domandatevi quanto tempo ci passa li dentro per mantenersi... Il mondo virtuale ti può risucchiare se già hai iniziato il percorso di rinuncia, porco cane ne ho le prove!. Mentre ti bei della fama e dei tuoi.. risultati..finisci per dimenticarti dell'importanza di risolvere invece i problemi che ti hanno portato alla resal Ne parlano fior di esperti cazzo perchè vi sentite tutti cosi esenti? Più ti impegni e piu dimentichi che hai qualcosa al quale sarebbe meglio guardare e per il quale dovresti ancora lottare, non arrenderti anche se è difficile come la famiglia, i figli, la vita sociale, la vita vera, i sentimenti veri tangibili confrontabili, il tuo corpo vero, i tuoi amici veri evvia.
Vedere questo, ti fa incazzare perche capisci che non ce la si fa, che la presunzione virtuale (narcisismo?) ti taglia le gambe, ti fa dire bugie dentro e fuori e ti fa perdere amici (perchè chi se ne va diventa ''il diverso'' tanto non si rischia l'imbarazzo di incontrarsi per caso per strada no? spegni il pc e l'amico cattivo sbuff sparisce) mentre aumenti il numero di contatti nella tua friend list. Se il progetto dentro diventa grosso ti deruba, qualunque sia la scusa che ti dai per restare, culturale, politica, sentimentale o delusioni real o che altro ti pare!! Questa voleva essere la mia provocazione e mi fate incazzare anche voi che non capite perchè per capire questo concetto ci vuole poco. Quindi quel blog secondo me è utile o lo sarà quantomeno perchè fa il riassunto di quello che trova in giro e fa risparmiare tempo nella ricerca :-), mi ha ricordato la mia esperienza, il mio testardo tentativo di comunicare a un amico in che stato si trovasse a malgrado la sua fama.. , ed è solo un esempio, un mare di gente si trova in quella situazione. Questo volevo sottolineare qui a voi , lo so che sono un granello di sabbia nel mare prendetevi pure gioco di me. Se poi volete vedermi debole o sconfitto beh, se la sconfitta in second life vuol dire consapevolezza, siate dominanti virtuali, io sono fiero di essere uno sconfitto. Poi che io sia incazzato con il mio amico potete giurarci si!! Semplicemente gli volevo bene.
E adesso mettetela voi come volete.
ciao
space

Mondi virtuali - Io e il mio avatar, ci siamo mai fatti delle domande?

Se non capiamo le immagini dell'inconscio, o rifiutiamo la responsabilità morale che abbiamo nei loro confronti, vivremo una vita dolorosa.
Carl Gustav Jung

sabato 29 maggio 2010

AGLI AMICI LASCIATI IN SECOND LIFE


Io ho lasciato S.L. perchè questioni improvvise e gravi nella mia vita reale, mi hanno completamente distolta dal mondo virtuale, non posso dire quindi che il mio sia stato un log out dovuto a chissà quali forme di fuga o rifiuto, semplicemente ho dovuto dare priorità ad altro, ciò non di meno, dopo esserne uscita mi sono accorta di quanta dipendenza avessi sviluppato verso quel mio modo d'essere, non tanto verso sl quanto proprio dipendenza del mio modo di vivere, infatti, anche se non posso dire di aver provato astinenza, nostalgia, difficoltà a non loggare eccetera, ho comunque fatto una gran fatica a ritrovare un ritmo quotidiano efficiente, era come se fossi disabituata alla realtà, mi stancavo facilmente, ero impigrita. Non mi ci è voluto troppo tempo per recuperare, comunque, è stato come ricominciare a far palestra dopo anni di inattività, non che mi sia ritrovata le gambe piene di acido lattico, ma ho piuttosto dovuto riesercitare una forma di disciplina mentale, per sforzarmi di ritrovare la mia abituale tempra alla vita. A volte mi capita di rientrare in second life, lo faccio molto meno oggi perchè generalmente quando penso di entrare mi accade di provare una strana sensazione di saturazione, come di stanchezza. Ho capito che quel mondo mi chiudeva troppo, e quindi oggi che ho deciso di non voler più perdere la gestione della mia vita reale, l'idea di disperdere in S.L. le mie energie mi fa provare stanchezza. Quindi anche se le mie serate sono tornate vuote esattamente com'era prima di conoscere sl, non mi viene spesso la voglia di loggare, piuttosto mi leggo un libro o seguo un po' di cronaca qui in rete. Ma a volte la sensazione di stanchezza è minore e quindi anche se mi accorgo quasi di impormelo, loggo in sl. Perchè lo faccio? credo che sia perchè in qualche nostalgico modo non riesco ad accettare veramente di aver tagliato completamente i ponti con le tante persone che in quel mondo ho conosciuto e quindi ho voglia di farmi di pixel per loro, e entrare a trovarli. La prima volta che mi è capitato di rientrare, dopo settimane, ho prestato molta attenzione alle sensazioni che avevo, paragonandole con il mio primissimo ingresso che risale oramai a più di 3 anni fa, quella volta tutto era misterioso, i suoni in cuffia (allora non c'era il voice, ma un audio ambientale) erano inquietanti, io ero una neofita assoluta del web e quindi ancor più tutto mi appariva quasi insidioso, ricordo che avevo paura che il mio pc potesse prendere dei virus, e quindi ero cauta in ogni click del mouse, per contro il pensiero che gli altri pupazzi che vedevo girare fossero persone come me rendeva tutto estremamente afasciante, quindi misi da parte la paura a favore del più allettante sentimento di curiosità. In occasione del rientro invece, tutto aveva un sapore di abbandono, evidentemente era il mio abbandono che aleggiava su tutto. Questo mi ha fatto capire due cose, la prima è che come sempre nel mio passato sentivo l'esperienza finita, vissuta fino in fondo, gustata, digerita, assimilata, e potevo passare ad altro, la seconda è che potevo accorgermi di questa sensazione di superamento solo grazie al fatto che ero DOVUTA USCIRE e questa seconda cosa ho capito che rappresentava la vera insidia che avevo corso, infatti se fossi rimasta dentro probabilemnte non mi sarei ancora accorta di quanto questa esperienza fosse oramai giunta al termine per me, stando dentro infatti coinvolta in sempre nuovi progetti, non avvertivo la saturazione. Mi sono domandata il perchè di questo ed oggi credo di potermi dare una risposta. Nella mia vita, io ho sempre agito in questo modo, credo faccia parte della mia natura più profonda, quando comincio qualcosa, qualsiasi cosa, sia essa materiale o relazionale io la vivo fino in fondo, devo girarla rigirarla, masticarla a lungo, sentirne il sapore nutrirmene farne esperienza e crearmi di essa una radice di coscienza, quando ciò si compie io ho sempre saputo di essere pronta ad altro. Questo processo però  ha sempre poggiato sulla realtà oggettiva, tangibile, la realtà organolettica, la coscenza che ricavavo era frutto di una elaborazione compiuta in me su tre piani esperenziali, uno sensoriale uno emotivo ed uno intellettivo. In S.L. questo processo era impossibile da farsi perchè ne mancano le componenti essenziali, non voglio dilungarmi sulla mistificante percezione sensoriale che avviene in una dimensione di pixel, perchè credo sia una cosa molto dibattuta, l'udito in cuffia che penetra, pervade intimamente, il tatto il gusto l'olfatto inesistenti, la vista illusoria, i sensi sono per noi fondamentali e in second life sono inutili se non fuorvianti, voglio invece cercare di essere chiara sul punto che trovo essenziale, ovvero che stando dentro sl, nessuno potrà mai veramente acquisire una esperienza reale di quella dimensione, quindi non potrà mai averene piena totale coscienza , intendendo con coscienza la rielaborazione emotiva ed intellettuale dell'esperienza organolettica, quella coscienza che diventa patrimonio di crescita per chiunque. Credo sia questa la ragione per cui stando dentro sl non ero consapevole di aver saturato quell'esperienza, perchè la mia mente non potrà mai averne piena coscienza.

Second Life: Io e un'altro - Voodoobytesman

Ora Second Life pallia (si dice così, sì) a questa spaventosa deprivazione propriocettiva. E' lo stato dell'arte del recupero del corpo nel cyberspazio. Il corpo è importante nelle relazioni sociali. A me piacerebbe sapere come sei fatto, come sei vestito, come ti muovi, o internauta che agisci con me in questo buio e silenzioso cosmo di bits. Perchè vedere" come sei fatto, come sei vestito, come ti muovi mi porta una quantità di messaggi aggiuntivi che mi aiuta ad interagire con te...
Dunque si richiede un corpo icastico. Ed il bello è che non necessario, nè desiderato, riportare il proprio vero corpo in ambienti web come Second Life. Ci si può inventare un altro corpo, insieme ad un'altra identità.
Second Life è appunto il corpo transustanziato e in transe sul web.

SOCIAL NETWORK: OPPORTUNITÀ E PATOLOGIE di Alberto Contri

Second Life, MySpace, Linkedin, Facebook: sono i 4 cavalieri dell’apocalisse internet prossima ventura? No, sono semplicemente i nomi dei social network che stanno (o stavano) spopolando tra i navigatori, e che diventano noti anche al pubblico meno informatizzato grazie ad eventi di cronaca che li portano alla ribalta. La recente vittoria di Obama nelle elezioni presidenziali americane, secondo molti editorialisti è anche in buona parte dovuta al sapiente uso del web che il suo staff ha saputo fare  sia per raccogliere fondi che per mantenersi in contatto con sostenitori e potenziali elettori. Molta curiosità ha destato la notizia che due inglesi, dopo essersi conosciuti e sposati grazie al web (proprio come nel film “C’è posta per te”), hanno poi divorziato perché la moglie ha beccato l’avatar del marito a fare del cyber sesso su Second Life con l’avvenente avatar di un’altra utente. In questi due spunti di cronaca sono contenuti pregi e difetti dei social network.
La piramide di Maslow
Innanzitutto occorre rendersi conto che non c’è nulla di nuovo sotto il sole, se non il fatto che le nuove tecnologie e i nuovi media hanno reso possibili modalità di relazione con una facilità e una velocità prima semplicemente impensabili. Negli anni cinquanta, uno psicologo americano divenne famoso per aver codificato secondo una precisa gerarchia i bisogni dell’uomo, creando quella che è universalmente conosciuta come “La piramide di Maslow”.
Alla base ci sono i bisogni imprescindibili (quelli fisiologici), mentre via via salendo si trovano i bisogni di sicurezza,  appartenenza, affettività, autostima e autorealizzazione. Si tratta di una rappresentazione schematica che comunque sancisce il fatto che gli uomini hanno sempre cercato di stabilire relazioni con le personalità a loro più affini.
Le intuizioni di alcuni geni evidentemente ben consapevoli dell’accelerazione che le nuove applicazioni dell’informatica avrebbero potuto dare a questi rapporti, hanno innescato un fenomeno che è letteralmente esploso sotto i nostri occhi.
Il web per il bisogno di appartenenza
Molte di queste applicazioni hanno a che fare con il bisogno di appartenenza, persino quelle più legate all’uso del computer per motivi di studio o lavoro, tant’è vero che gli utenti si sono presto divisi in due tribù: quella Mac e quella Dos. I motori di ricerca (grandiosa innovazione che ci permette di trovare in tempo reale informazioni, notizie, approfondimenti, luoghi, indirizzi, eccetera) vengono ora  utilizzati per mettere in contatto le persone tra di loro, facilitando il loro scambio di informazioni, di conoscenze, di interessi. Ed è qui che nasce il bivio tra utilità e patologia, complice il lato ludico che contraddistingue le nuove tecnologie. Ho capito che Second Life era una grosso inganno quando scoprii gente incapace di gestire decentemente il proprio lavoro normale…tutta intenta a lavorare di notte ad una impresa virtuale! In Second Life (e lo dice già il nome) c’è tutta l’impossibilità di vivere una vita parallela. E oramai se ne sono accorti quasi tutti...ma quanti inutili osanna abbiamo letto sui giornali!

Condividere conoscenze e passioni
Diverso è il discorso per LinkedIn, tramite il quale si ampliano le conoscenze nel campo del business e delle professioni, e molti trovano lavoro: siamo nel campo dell’utilità pura. Analogamente si può dire per MySpace, particolarmente diffuso tra gli appassionati di musica. Vi si trovano musicisti di ogni tipo che informano dei loro concerti, vi si creano reti di appassionati che cercano relazioni con chi condivide gli stessi interessi. Un gruppo come quello dei Radiohead ha conquistato fama e successo proprio grazie a questo social network. Ancora diverso è il discorso per FaceBook: il divertimento del momento sembra essere quello di ritrovare i compagni di scuola delle elementari, ma anche quello di formare dei gruppi che si scambiano recensioni e suggerimenti su libri, film, spettacoli; il successo di una serie televisiva può essere decretato da un improvviso e fulmineo passa-parola.

La parte nascosta dell'iceberg è tutto ciò che alberga silente per lungo tempo ancor prima che emerga in superficie e si renda visibile.

Malati di Internet: chi passa sei ore collegato in Rete. Ecco il profilo medico-psichiatrico. Continua a leggere: http://www.webmasterpoint.org/news/malati-di-internet-sei-ore-collegati-in-rete-profilo-medico-psichiatrico

Il ministero della Salute cinese sembra intenzionato ad adottare un nuovo manuale sull’Internet Addiction Disorder (IAD) dopo la ridefinizione operata dall’Ospedale Generale Militare di Pechino su quella che a detta di molti esperi rappresenta una vera e propria malattia mentale.
A riportare la notizia il quotidiano China Daily, che specifica quali siano i nuovi sintomi che per i medici cinesi indicano la presenza dello IAD: navigazione su Internet per più di 6 ore al giorno, con pesanti interferenze sul lavoro e sullo studio, tensione e irritazione provata dall’utente che non riesce a connettersi alla Rete. Il termine Internet Addiction Disorder è stato coniato nel 1997 da Ivan Goldberg, che ne propose l’introduzione nel DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, equiparandolo a un disturbo di tipo ossessivo-compulsivo. Una proposta osteggiata da alcuni esperti, che ritengono che la dipendenza da Internet non possa essere considerata una vera e propria malattia. Polemiche a parte, appare indubbio che negli ultimi anni il tema di un sano rapporto con la Rete sia dibattuto sia negli ambienti medici che in quelli professionali.
Secondo lo studio dell’ospedale cinese, i web-dipendenti si riconoscono per le attività particolari con le quali occupano il proprio tempo: giochi on line, visite nelle pagine pornografiche, reti sociali virtuali, acquisti attraverso Internet e navigazione in generale. La Cina, ricordiamo, ha la popolazione di internauti più grande al mondo, 253 milioni di netizen, il 10% dei quali, secondo gli esperti, hanno meno di 18 anni e si comportano come dei veri e propri web-maniaci.
Gli stessi esperti suggeriscono che la cura per questo tipo di problematica è molto simile a quella utilizzata nei disturbi affini, come quello ossessivo-compulsivo, e consiste nella progressiva sostituzione della vita virtuale con attività in gruppo e occasioni per socializzare nella vita reale.

Autore: Arianna Bernardini

giovedì 27 maggio 2010

LE TAPPE

  1. Prima tappa verso la rete-dipendenza o fase iniziale E' caratterizzata dall'attenzione ossessiva e ideo-affettiva a temi e strumenti inerenti l'uso della rete, che genera comportamenti quali controllo ripetuto della posta elettronica durante la stessa giornata, ricerca di programmi e strumenti di comunicazione particolari, prolungati periodi in chat.
  2. Seconda tappa o tossicofilia E' caratterizzata dall'aumento del tempo trascorso on-line, con un crescente senso di malessere, di agitazione, di mancanza di qualcosa o di basso livello di attivazione quando si è scollegati (una condizione paragonabile all'astinenza). Inizialmente ciò era accompagnato anche da un notevole aumento delle spese, che spesso rappresentava un lieve fattore di inibizione della tossicofilia, oggi pressoché irrilevante, date le numerose possibilità di rimanere a lungo collegati a basso costo. Restano, tuttavia, importanti indicatori di tossicofilia il malessere soggettivo off-line e l'abuso on-line, spesso anche nelle ore lavorative e nelle ore notturne, in cui si è disposti a rinunciare anche al sonno.
  3. Terza tappa o tossicomania E' la fase in cui la rete-dipendenza agisce ad ampio raggio, danneggiando diverse aree di vita, quali quella lavorativa, delle relazioni reali e quella scolastico-lavorativa e in cui si rilevano problemi di scarso profitto, di assenteismo scolastico-lavorativo e di isolamento sociale anche totale. link al sito

BISOGNI VISSUTI NELLA RETE TRA EMOZIONI E ILLUSIONI

Al di là delle diverse componenti che possono contribuire ad originare i diversi casi di rete-dipendenza, la caratteristica costante che fa da sfondo ad ogni Dipendenza da Internet è la capacità della rete di rispondere (o illudere di rispondere) a molti bisogni umani, consentendo di sperimentare dei vissuti importanti per la costruzione del Sé e di vivere delle emozioni sentendosi, al contempo, protetti.
Internet, infatti, annulla lo spazio e consente ciò che nella realtà non si può realizzare o che si può fare in molto tempo, viaggiando per ore ed interagendo più lentamente e spesso in strutture diadiche o in piccoli gruppi. Le chat, invece, abbattono le frontiere e consentono di parlare con gruppi numerosi in stanze che la realtà difficilmente rende disponibili, consentendo spesso discorsi paralleli, solo virtualmente possibili. Inoltre, le comunity più stabili creano, più o meno vere, sensazioni di appartenenza, rispondendo ad un grande bisogno umano e consentendo di esercitare quella che è stata definita la moratoria psico-sociale, ossia l'allenamento ai ruoli e alle interazioni che sospende le conseguenze e quindi le responsabilità, le scelte e i vincoli definitivi.
Nelle stanze virtuali si può sperimentare la propria identità in tutte le sue sfumature, cambiando l'età, la professione e perfino il sesso di appartenenza, ascoltando le reazioni degli altri e maturando delle convinzioni, attraverso il confronto con altre personalità più o meno reali. La recita nel teatro on-line diventa perfino dichiarata e condivisa nelle Mud (Multi User Dimensions), in cui il gioco di ruolo viene esaltato ai limiti della fantasticheria e in cui, all'ombra del personaggio che si interpreta, si possono tirare fuori, rimanendo al sicuro, perfino gli istinti più crudeli. 
I rischi sono quelli legati ad ogni situazione che consenta di far emergere e di soddisfare i bisogni più profondi e inconsapevoli: si sperimentano parti di sé che potrebbero sfuggire al controllo, soprattutto quando si dispone di uno strumento di comunicazione che consente di rimanere uomini e donne senza volto, una condizione che potenzialmente può favorire la comparsa di comportamenti guidati da una minima morale.
Per i più giovani in età di sviluppo e per alcuni soggetti predisposti, il rischio è che l'abuso della rete per comunicare crei confusione nella distinzione tra reale e virtuale (soprattutto nel senso di Sé), che non sia più facile comprendere cosa fa parte di Sé realmente e cosa è possibile sperimentare solo virtualmente, poiché ciò che è concesso in Rete non ha le stesse conseguenze che si produrrebbero nella realtà. In considerazione di ciò, soprattutto i bambini e i giovani dovrebbero limitare il tempo trascorso su Internet ed integrare delle esperienze di comunicazione reale, al fine di evitare di sviluppare delle abilità emotive e sociali prevalentemente attraverso questo strumento tecnologico che, in questo caso, risulterebbero estremamente limitate o deformate rispetto a quelle poi richieste per adattarsi nella vita reale
d.ssa Monaco .Link al sito qui

martedì 25 maggio 2010

Internet Addiction: negazione del problema

Il soggetto colpito da internet addiction nega di essere diventato dipendente. Spesso nasconde o minimizza con gli altri la vera quantità di tempo trascorsa su Internet o le attività che vi ha svolto.(link al sito)
La dipendenza da Internet è una dipendenza comportamentale, non chimica: una ‘dipendenza senza droga’. Non è certamente lo strumento Internet a generare la dipendenza in chi lo usa, ma ormai è risaputo che questo strumento, usato da persone che hanno già dei problemi psicologici e sociali, può portare ad una dipendenza patologica. In questo senso vi è anzitutto un indebolimento del legame autentico con la realtà. Non meno importante è la manifestazione di problemi relativi alla salute fisica e alla vita sociale del soggetto, nonostante i quali la persona non riesce a cessare le sue attività in rete. Chi soffre di fobia sociale può trovare in Internet una ‘cura’ capace di alleviare i suoi disturbi: si entra così in un circolo vizioso di fuga dalla realtà, per rifugiarsi in un mondo virtuale che appare maggiormente soddisfacente. I comportamenti dovuti alla dipendenza cominciano così ad interferire significativamente con le abitudini della vita normale, anche se gli effetti fisici e psicologici subiti non vengono considerati così devastanti come quelli ‘chimici’ e questo può portare a sottovalutare il problema.

Chat rooms e mondi virtuali: un pericolo da non sottovalutare- Dr Davide Evangelisti - link http://www.ilprisma.org/articolo64.htm

L’Io ha sempre rappresentato la struttura psichica cardine attraverso la quale l’individuo poteva relazionarsi con il mondo. Il mondo, fino a pochi anni fa, era infatti composto da tanti Io diversi che potevano interagire tra loro e con l’ambiente circostante. L’Io, ovvero la parte più vera di una persona fisica.
Con la diffusione di Internet, e soprattutto con il grandissimo sviluppo delle chat-rooms e dei mondi virtuali offerti dalla Rete, l’Io è stato a poco a poco soppiantato dal corrispondente Io-virtuale. L’Io- virtuale infatti, o Virtual-Ego, rappresenta l’equivalente virtuale dell’Io Reale. L’Io appartiene alla sfera Reale della vita, mentre il Virtual-Ego rappresenta ormai il desiderio dell’Io di trascendere la propria unicità e identità, al fine di poter realizzare ciò che tantissime persone hanno sempre sognato: cambiare vita, o perlomeno, vivere una vita parallela.
Virtual-Ego e Io ormai rappresentanol’uno il completamento strutturale dell’altro. L’Io reale ha perso infatti la sua condizione di onnipotente realtà psichica, ed ha dovuto cedere col tempo all’avanzata prepotente del suo Alter Ego: l’Io del mondo virtuale. Ciò ha causato non pochi danni all’equilibrio psichico delle persone: la dipendenza dal mondo virtuale offerto da Internet infatti ha reso schiave moltissime persone dei loro personaggi (Avatar) creati ad hoc per la vita nei mondi virtuali del Web . La dipendenza dal mondo di Internet infatti, è stata considerata da molti psicologi una vera e propria forma di dipendenza (Internet Addiction Disorder).
 
Che fare? E’ senz’altro necessaria una campagna d’informazione massiccia. Bisogna evidenziare a chiare lettere che i Mondi Virtuali offerti dalla Rete possono essere pericolosi e creare una grave forma di dipendenza, proprio come se fosse una droga. Non lasciamo che ciascuno di noi si chiuda in uno dei tanti mondi virtuali: ciò significherebbe isolarsi completamente ed in maniera molto pericolosa dalle vere bellezze della vita. Internet offre certo moltissime possibilità di svago e di comunicazione, è indubbio; ma ciò che esso riesce a offrire è solamente un mondo fasullo, bello forse a prima vista, ma estremamente freddo e poco gratificante alla lunga. Spendere ore e ore della nostra vita all’interno di una chat-room, ad esempio, equivale ad entrare in una sorta di fredda caverna…più che l’utente deciderà di spendere parti della propria giornata all’interno di una room virtuale, e più che poi sarà per lui difficile tornare indietro, riuscire ad uscire da una caverna che può diventare labirintica ed opprimente. Più ore si spendono all’interno di questi Mondi Virtuali, più sarà difficile spodestare il Virtual-Ego dal suo trono: tutto ciò a discapito, ovviamente, dell’Io Reale.
Per impedire che il Virtual-Ego trionfi, è necessario perciò evidenziare che Internet costituisce una “rete” nel senso più stretto del termine: la Rete può infatti braccarci, stringerci, soffocarci, isolarci dagli altri. Non lasciamo che questo accada. Le comunità virtuali, le chat-rooms, i mondi virtuali alla Second Life, per intenderci, sono delle vere e proprie “reti” pericolose: impediscono alle persone di vivere completamente quella meravigliosa ed unica esperienza che si chiama vita Reale.

Quanti di NOI, possono dire SINCERAMENTE di NON esserne stati "risucchiati"....? CATERINA F - Yahoo answer

ANCHE SE, DA UNA PARTE QUESTO  "MONDO VIRTUALE ", CI  DISTOGLIE APPARENTEMENTE ,  DAI PROBLEMI O DIFFICOLTÀ', DALL' ALTRA CI COSTRINGE AD ASSUEFARCENE LENTAMENTE, COME UNA DROGA, E' VERO, ANCHE SE A VOLTE CI DISPIACE AMMETTERLO, FORSE PER QUELLA SENSAZIONE E CAPACITA' DI " ESTRANIARCI" DALL' EVENTO CHE CI FA SOFFRIRE...CHE CI ATTANAGLIA...

A VOLTE, NON SI RIESCE PIU' A DISTINGUERE LA REALTÀ' CON IL VIRTUALE, L' UNO CI SEMBRA L' ALTRO E VICEVERSA, INQUIETANTE...DAVVERO!!.

SONO , D' ACCORDO, MEGLIO FARE UNA GIUSTA RIFLESSIONE E SCEGLIERE CON ACCORTEZZA, LA COSA MIGLIORE, CON QUESTA TUA DOMANDA, HAI SOLLEVATO UN PROBLEMA ESISTENTE : "INTERNET ADDICTION DISORDER" E'  DILAGANTE AL PARI DELLA TOSSICO  DIPENDENZA, STESSI SINTOMI, STESSI EFFETTI, DEVASTANTI SOPRATTUTTO PER LA MENTE!!.

URGE, UN GRADUALE TRATTAMENTO, PER DISINTOSSICARSI, DAVVERO NON SCHERZO!!, LA PRIMA SARO' IO A CUI MI SOTTOPORRÒ', EBBENE SI' LO AMMETTO, CON LA SCUSA DEL PORTATILE, ANCHE SE RIESCO A GESTIRE BENE LA QUOTIDIANITÀ' DELLA FAMIGLIA, MI RENDO CONTO , DI ESSERE CADUTA ANCHE IO IN QUESTA RETE!!.

GIÀ' , LO AMMETTO :::(((

BUONA GIORNATA.

domenica 23 maggio 2010

AMICI VIRTUALI - link : http://dresto.blog.kataweb.it/kaos/2007/07/20/amici-virtuali/

Prima di tutto volevo salutare il mio grande amico virtuale Wb, tanti auguri per il compleanno. Non parlo del resto perchè sono più che sicuro che, caro Wb, continuerai a seguirci per molto, molto tempo.
Ora, per quanto riguarda il blog, le cose potrebbero cambiare. Infatti, per motivi che non dipendono dalla mia volontà, non si sa se alla mezzanotte di domenica 22 lugio 2007 Kaos scomparirà per sempre dal mondo virtuale o se rimarrà con il suo piacevolissimo carico di più di 900 commenti.
Comunque tranquillizzo chi segue Kaos: in ogni caso il blog continuerà e sarà mia premura avvertirvi dove trovarlo. Non so se rimarranno i miei post ed i vostri post-commenti ma continueremo a dialogare.
Ma proprio questa scadenza mi porta a fare alcune riflessini.
Questo blog ha iniziato a muovere i suoi primi passi nel lontano autunno del 2005 e quindi sono quasi due anni che, settimanalmente, vi "rompo le scatole" con le mie elucubrazioni mentali.
Ed ancora continuo ad elucubrare.
Infatti mi rendo conto che la mia solitudine, dall’autunno del 2005 ad oggi, non è dimininuita, anzi è aumentata e sta aumentando giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, secondo dopo secondo.
Certamente conoscere alcuni amici del blog è stato decisamente salutare, sia per potersi sfogare sia per trovare, tra le righe dei post, degli utilissimi consigli che ho tentato e tento ogni giorno di mettere in pratica. E questa è una cosa che mi fa molto piacere, forse la cosa più bella che mi è successa negli ultimi anni.
Però, cari amici, non vi vedo, non vi sento, non posso prendere una birra sulla famosa terrazza con voi. Siete delle persone meravigliose  con cui però non si può andare ad una festa, con cui non si può organizzare una cena, con cui non si può sparare cazzate in una calda sera d’estate sotto i portici di un bar, con cui non si può camminare lungo un muro a parlare dei rispettivi problemi.
Io vi voglio molto bene ma mi rendo conto che non siamo altro che tastiere in movimento, emozioni che volano verso mete sconosciute, computer accesi sul percorso della nostra vita. Ma questo è il "gioco" e forse è anche il bello del mondo virtuale. Un rapporto virtuale non è mai come un rapporto reale, non scatta quella simpatia o antipatia a pelle, non scattano sguardi d’intesa o di odio che solo due occhi puntati contro altri due occhi possono creare. Quindi, nella vita reale, come c’è la possibilità di instaurare un rapporto sulla reciproca simpatia  e rispetto c’è però anche il rischio di mettere in piedi rapporti basati sulla convenienza (rapporti che io per fortuna non ho ma che capisco possano nascere), rapporti quindi che devono, per loro natura, prescindere dalla simpatia o antipatia dell’interlocutore. Nella vita reale ci possono essere delle intese molto profonde che possono vivere solo in uno sguardo ma ci possono essere anche degli odi profondi, nati dai più svariati motivi, che si rispecchiano sempre nello sguardo.
Tutto ciò non accade nella vita virtuale: certo, talvolta leggo delle critiche anche dure, ai miei post ma anche le critiche, se non sono offensive, contribuiscono ad arricchire il blog. Ma so che si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, di critiche costruttive tese non a condannarmi ma ad aiutarmi, a pungolarmi nel mettere in moto delle azioni che chi mi scrive ritiene mi possano essere utili.
Nel mondo virtuale quindi non esistono (almeno per quanto mi riguarda) antipatie, rapporti di convenienza, odi reciproci. Esistono solo simpatia, rapporti autentici, amicizie più vere di quelle reali.
E allora io non so cosa darei per diventare un "avatar" (non so se il termine è giusto ma nel nostro mondo nessuno ci dà un quattro in cultura o in ortografia) e volare nelle vostre case. Vedere come siete fatti, vedere cosa fate quando non scrivete, vedere com’è la vostra vita reale.
Ma non sono un avatar, sono un uomo davanti ad una tastiera che dialoga con donne e uomini davanti ad altre tastiere. Io vorrei che il mio mondo fosse quello virtuale, un mondo, per quanto riguarda questo blog, bellissimo, pieno zeppo di sensibilità, di profondità d’animo, di disponibilità, di dolcezza. Invece faccio parte del mondo reale con tutti i suoi capolavori di umanità e tutta la sua immondizia di bestalità (con tutto rispetto per le bestie).
Qundi, dicevo, in un clima torrido, davanti al solito computer, dopo quasi due anni, nella vita reale sono sempre più solo. Non solo non ho una donna ma non conosco una ragazza nuova dal 2004, ho pochissimi amici veri su cui si può fare pochissimo affidamento (non per colpa loro, per carità, ma per colpa dei loro casini). Eh sì, io sono circondato da gente incasinata. Ho un’attività dove lavoro come una bestia (vale sempre il rispetto espresso prima), dove spesso finisco di lavorare tardi (oggi ho finito una mezzoretta fa), che mi rende legato a degli obblighi sempre nuovi ma che, alla fine, non mi dà un euro. Quest’anno, a meno di colpi di fortuna, finirò il conto tra entrate e uscite in parità. In sostanza ho lavorato per un anno per niente. Inoltre se finisco in parità non so se continuerò perchè io non posso fare debiti (il mio conto in banca è in rosso da una vita) e non voglio assolutamente che mia madre si indebiti per me. Non è escluso che in autunno mi ritrovi, a 44 anni, disoccupato.
Questa è la mia vita reale, una vita assurda che non è cambiata di una virgola in due anni.
Però ho anche una vita virtuale che mi ha regalato molte soddisfazioni, anzi, ho una vita virtuale dove voi mi avete regalato molte soddisfazioni e di questo vi ringrazio.
Ed allora cambio idea all’interno dello stesso post (più incostante di così). Non voglio più dividere con l’accetta la vita reale da quella virtuale anche perchè, descrivendo queste riflessioni, credo di aver capito che anche la vita virtuale fa, in sostanza, parte della vita reale. Reali sono i vostri consigli, reali sono le vostre emozioni, reali sono i vostri percorsi di vita. Noi, amici virtuali, siamo reali come lo sono gli amici che incontriamo lontano da queste tastiere ma con una differenza: forse ci conosciamo meglio perchè tutti abbiamo permesso agli altri di leggere la nostra interiorità. Ci siamo aperti al prossimo virtuale senza remore e questo accade difficilmente nel mondo reale.
In definitiva vi dico che spero che Kaos continui. Ma, anche se Kaos scomparisse, noi ci incontreremo ancora in questa galassia virtuale, pronti a scorgere un sorriso al di là del monitor.

Virtual worlds controindicazioni - a cura di Italian Psicology

Qualche dato statistico (rilevamento del 30 settembre 2008 e legato al nostro paese), gli utenti italiani registrati su second life risultano 60.000 (dato in continua crescita), il 75% usa frequentemente la piattaforma virtuale e tra questi il 16% sono ragazzi tra i 18 e i 25 anni, il 24% tra i 26 e i 40 anni e ben il 35% dai 41 anni in su.

A cosa si deve questa crescita di utenze con l'avanzare dell'età? Crediamo che la motivazione sia da ricercare proprio in questo desiderio di fuga da una realtà, dove la giovinezza è ormai sfiorita e, dove i sogni di ragazzi risultano schiacciati da un mondo cinico e privo di aspettative.

Ma se è vero che il mondo di Second Life riesce a farci dimenticare le piccole e grandi tristezze della vita reale, sarebbe da consigliare subito a tutti senza controindicazioni... allora quale è il significato del titolo di questo articolo, a cosa bisogna fare attenzione?
La risposta è semplice, essendo questo mondo idilliaco, apparentemente privo di difetti, il rischio che si corre è di perdere la cognizione della realtà, iniziando a confondere la vita reale (RL - real life) con la seconda vita (SL - second life), restando intrappolati nel mondo virtuale (alla stregua di una droga), dissociandosi e schivando i rapporti personali al di fuori di questo mondo fatto di pixel e chat.

Un utente che non può fare a meno di collegarsi giornalmente a second life, che quando non è nel mondo virtuale sta male e prova ansia, si può affermare concretamente che soffre di un problema di assuefazione... una piccola ma doverosa precisazione, questo tipo di disturbo non è limitato a second life ma il discorso è più amplio, e strettamente legato alla disillusione della società consumistica da cui proveniamo, infatti il provare assuefazione per qualcosa (un esempio classico della nostra era moderna è la 'dipendenza' per i telefonini, vera e propria droga per molti e che tocca in modo rilevante il 42% dei giovani sotto i 18 anni), è un problema molto più espanso nel nostro paese di quanto si creda, in forme più o meno gravi e ossessive, dipende dagli individui.

Per questo motivo rischia di diventare per l'utente più inesperto di second life (ed in questo caso le persone più adulte, meno propense all'uso del pc e più disilluse dalla vita), una droga che fa perdere il senso della realtà e mina i rapporti sociali reali oltre allo stesso lavoro e la famiglia.

Troppo spesso capita di leggere articoli altisonanti, su giornali definiti 'attendibili',di 'presunti' conoscitori di second life e 'ben pensanti' che additano second life come il male, con l'unico risultato di nascondere la reale problematica, perchè la questione è più seria di quanto si possa pensare e deriva da un malessere interno a livello psicologico della persona ed è da quel sintomo che serve partire per uscire da questa e da altre assuefazioni.

Lo spazio a mia disposizione è terminato, il consiglio che do a chi inizia ad avvertire sintomi di questo tipo è di non sottovalutare il problema e di farsi affiancare da professionisti, per un ritorno graduale alla realtà e ricordatevi sempre che per quanto possa essere perfetto il mondo di second life, e ci possa portare soddisfazioni, si tratta pur sempre solo di un gioco e tale deve rimanere.

Divertitevi con Second Life ma ricordatevi di staccare la spina ogni tanto.

venerdì 21 maggio 2010

RIFLESSIONI SUL PROBLEMA DELLE DIPENDENZE Silvio Rossi


Si crede che i drammi della dipendenza si possano risolvere con leggi migliori e con iniziative di
tipo sanitario. Ma se analizziamo senza pregiudizi il problema ci accorgiamo che è una questione
che richiede approcci più articolati. Non sembra che si sia ancora approfondito in modo
soddisfacente il legame tra lo sviluppo di comportamenti da dipendenze e carenza di educazione
all’uso consapevole della libertà, ma si potrebbe aprire su questo tema un filone di studio
estremamente fecondo.Riprendo la mia riflessione sulle dipendenze tornando al tema della risposta all’angoscia. Oggi
molti cercano la loro "Second Life", un rifugio individualista e recintato dove - anestetizzati - si
possa vivere lontani dalla "First Life", cioè la realtà vera, la vita di tutti i giorni, diventata una realtà
su cui si è perso il controllo. Qualcuno questa seconda vita la trova in realtà parallele, tra le quali
spicca proprio il mondo virtuale e internettiano di "Second Life". Ma - come dicevamo nel
precedente post - non c'è solo internet, molti costruiscono il loro rifugio con l'alcool, altri con il
gioco compulsivo. Un numero sempre più grande col sesso senza limiti. Moltissimi si affidano ad
hashish e marijuana, non mancano quelli che la loro "bolla" la trovano in pratiche esoteriche o
paraesoteriche veicolate da sette e sedicenti guru. La televisione, fa la sua parte, come anche lo
sport quando diventa ragione di vita. Esperienze disparate, ma che in comune hanno la possibilità di
essere usate come TAZ. TAZ, significa Temporary Autonomus Zone (zona temporaneamente
autonoma), un concetto proposto dallo scrittore Peter Lamborn Wilson, più conosciuto come Hakim
Bey, maestro e guida riconosciuta dei gruppi anarchici, no global e dei centri sociali, nonché teorico
e studioso del fenomeno della pederastia spirituale (tanto per far capire il soggetto). Hakim Bey
descrive la TAZ come un territorio mentale che elude i normali centri di controllo, ha una vita
breve, si realizza sul confine di regioni prestabilite dai meccanismi istituzionali. Insomma, un
territorio soggettivo e anarchico che si può anche concretizzare per brevi momenti (ad esempio un
Rave) e nel quale vivere fuori delle regole sociali e dare sfogo ad ogni impulso.
Hakim Bey teorizza la TAZ come un'esperienza rivoluzionaria di liberazione. Io ritengo invece,
che sia un concetto interessante per descrivere il disagio mentale dei nostri giorni.
Quando una persona non ce la fa a vivere la propria "first life"non possedendo una capacità di
lettura soddisfacente, una griglia di analisi, un sistema di comportamenti maturato attraverso un uso
consapevole della libertà di scelta, sente il bisogno insopprimibile di scappare in un mondo
rassicurante definito, , in cui stimolazioni neurologiche potenti fanno dimenticare per un pò la realtà
ingestibile e inducono uno stato di piacere effimero e artificiale. Salvo poi, quando ritorna nella vita
vera, cadere in uno stato di prostrazione profonda, di delusione, di aridità, di angoscia rinnovata che
la spinge a ripiombare nell'auto-consolazione di una nuova TAZ. Un circuito perverso di
progressivo annichilimento che estranea sempre più dalla Vita.Nella pratica clinica, ho verificato che il concetto di TAZ può essere estremamente utile per leggere
una serie molto varia di psicopatologie che vanno dagli stati d'ansia, ad alcuni tipi di depressioni,
alle dipendenze. Il panorama attuale mostra sempre più spesso, infatti, pazienti che sfuggono alle
tradizionali classificazioni diagnostiche. Il concetto di TAZ, ci viene in aiuto per individuare la
caratteristica comune a questi pazienti: il timore, l'incapacità, l'inadeguatezza, comunque la
difficoltà sempre maggiore di riuscire a sostenere le contraddizioni e le esigenze di un mondo
complesso e sfuggente. Con la conseguente tendenza a crearsi degli spazi mentali di isolamento
attraverso comportamenti rituali, compulsivi, super attrattivi, in grado di occupare lo spazio
mentale. Non è la semplice "fuga dalla realtà" con cui spesso si liquida in modo superficiale il
problema dei drogati. Lo stato d'animo di angoscia di cui parliamo emerge di fronte non a qualsiasi
tipo di frustrazione, ma – paradossalmente – davanti alla difficoltà di definire ciò che è frustrante da
ciò che non lo è, cioè davanti all’assenza di definizioni. Questo problema riguarda anche persone
che non vorrebbero estraniarsi dalla vita, ma si trovano comunque a muovere in un territorio di cui
non posseggono più la mappa. E allora, la cosiddetta fuga dalla realtà ci sembra più corretto
concettualizzarla come un'immersone temporanea in una bolla in cui liberare (per liberarsene) i
sentimenti più angosciosi: disorientamento, inadeguatezza, spesso rabbia e violenza; questi
sentimenti possono così essere ripresi sotto il proprio controllo attraverso la loro espressione in uno
spazio mentale e fisico, caratterizzato da una sua “liturgia della sfrenatezza”, per poi poter
riassumere un controllo del proprio io e ritornare ricaricati e purificati nel mondo. Da un certo punto
di vista questo comportamento potrebbe essere considerato funzionale all'equilibrio complessivo
della persona. Tale ipotesi potrebbe avere un senso in esperienze sociali condivise e limitate –
comunque con valenze e significati profondi e consapevoli- quali, ad esempio, alcune
manifestazioni del folklore, alcuni rituali sciamanici, ecc. Il problema, però, è che per le regole dell'apprendimento, la bolla scelta – quando è vissuta nell’individualistica fuga dalla disperazione della realtà, in modo sempre più coinvolgente perché svuotato di regole e tempi - diventa dipendenza, gabbia, e alla fine, patibolo.

mercoledì 19 maggio 2010

Il Carnevale è una cosa seria Dai riti in maschera alla realtà virtuale passando per il progressismo conservatore: le sorprese non finiscono mai di Bruno Ballardini estratto - trovato qui : http://linus.net/2010/02/oppio-dei-popoli-di-bruno-ballardini-5/

Oggi, il progresso delle tecnologie permette di accedere a una colossale mascherata in qualunque ora del giorno e della notte, in un luogo dove tutti, proprio tutti, possono godere della libertà di essere qualcos’altro: Internet. Sembrava che, con il Web 2.0 e i social network, i trucchetti e i doppi giochi tipici della prima era internettiana fossero ormai dimenticati. Invece, su Facebook sono ancora in molti a preferire un’identità fittizia piuttosto che comparire con il vero nome e sono molti anche quelli che rubano identità altrui, travestendosi da personaggi del jet set, da star dello spettacolo, per ottenere forse il consenso e la simpatia che nella vita reale non riescono ad avere. Il fenomeno era iniziato circa 18 anni fa nelle chat IRC di tutto il mondo. Milioni di persone giocavano a nascondino dietro a un monitor con nickname e identità recitate, come in un colossale psicodramma di gruppo. Poi, la virtualità si è estesa all’ambiente dove avviene l’interazione e oggi, su Second Life, otto milioni di persone si travestono tutti i giorni simulando identità fisiche, caratteriali e sessuali diverse dalle proprie, vivendo una vita che non potrebbero vivere nel mondo reale.

DOMANDA?

Domanda: come mai, spesso, girano articoli, che dovrebbero suscitare sani commenti, punti di vista o degli ‘imput’ e non succede mai?

"INTERNET OPPIO DEI POPOLI? Una riflessione del Prof Zygmut Bauman Sociologo e Teorico della postmodernità - visto qui http://giornalettismo.ilcannocchiale.it/post/1554138.html

Un mondo di solitudine, paura e narcisismo. Dove trovare una compensazione delle sconfitte e delle umiliazioni causate dalla vita “reale” Questo è Internet secondo il professor Zygmunt Bauman, sociologo britannico di 82 anni famoso per i suoi studi riguardanti la “connessione tra la cultura della modernità e il totalitarismo”, il cui pensiero è riportato sull’ultimo numero dell’allegato del Sole 24 ore, Nòva. Un giudizio netto e cattivo, di certo preferibile al chiacchiericcio parolaio dei tanti maestrini e baroni nostrani, che blaterano di rete anche se hanno difficoltà palesi a spedire le email. Per Bauman, la rete è solo “una potente via si fuga dalle difficoltà e dalle tribolazioni della vita reale”. Una sorta di companatico ultra tech del nuovo millenno, l’ultimo male del lusso che serve a milioni di persone solo come panacea di un fortissimo disagio psicologico che affligge la società.
Poi il sociologo passa alla disamina del web 2.0, o social network come lo chiamano i guru, che ovviamente è un’estremizzazione dell’estremo, un mondo popolato da individui narcisi, i quali sfogano “la loro passione politica senza impegnarsi, in processi di partecipazione quasi mai efficaci”, tanto per dirne una. E per i blogger, che sono un po’ il simbolo di questo nuovo web, arriva la sua considerazione più dura: “credo che l’unica funzione dei blog sia di consentire agli utenti di vedere celebrati se stessi e i propri interessi al pari dei ‘personaggi tv’, secondo i parametri con i quali obbligatoriamente oggi si misura la qualità e la rilevanza della realtà nel suo complesso”. Insomma, il web è popolato da frustrati che cercano di somigliare al Corona di turno per sentirsi più importanti nei confronti dell’uditorio che sono riusciti a conquistarsi fra i loro simili. Un cannibalismo tra simili portato all’ennesima potenza. Anche se basta guardare un po’ la blogosfera italiana per notare che i casi diversi sono all’ordine del giorno.

domenica 16 maggio 2010

LA NARCOSI DEL REALE (lettera di Simo)

PUBBLICO QUESTA ESPERIENZA CHE MI SEMBRA SIGNIFICATIVA E DELLA QUALE CONDIVIDO MOLTE PARTI COME MIE STESSE PARTI. NON POSSO CHE AUGURARE A SIMO DI RITROVARE QUESTO STESSO CORAGGIO OGNI GIORNO A VENIRE, SPINTA DALL'ENERGIA CHE SICURAMENTE DERIVA DAL SENTIRE COME UNA GRANDE VITTORIA IL PROPRIO LOG OUT.
"Uscendo da Second Life mi sono accorta di quante cose ho trascurato in questi anni, non era vero che riuscivo a seguire tutto, me lo dicevo ma in realtà non era così e adesso vedo le voragini che la mia assenza in famiglia ha causato. a cominciare dalle piccole cose, come la casa che è metafora di tante altre, il corpo, gli affetti. La mia casa, la mia vita, avevo affidato le pulizie della casa alla classica signora del giovedì, pagandola profumatamente affinchè mantenesse ordine , era un ordine apparante ma io non me ne accorgevo presa soltanto dalla necessità di illudermi che tutto andasse bene anche senza di me. Lei puliva, ma in realtà era una pulizia superficiale, che non cerca gli angoli che non profuma di pulito, e così dopo tre anni, mi sono accorta quanto la mia casa, la mia bellissima casa, fosse diventata grigia, senza ossigeno, senza amore, ho dovuto rimboccarmi le maniche e più metto mano e più mi accorgo di quante cose ho trascurato, rivedo i miei angoli bui, rivedo la mia relazione con la mia vita reale, ed è come se tutto fosse più faticoso, più danneggiato. E' dura ma rimproverarmi non serve, serve invece un atto di coraggio e di amore. Perchè se mi rimproverassi mi sentirei spinta verso l'autopunizione, mortificarmi non serve anzi sarebbe un nuovo alibi alla fuga. Devo temere il rimprovero più di Second Life stessa, perchè è alla base della ricerca di narcosi che mi spingerebbe nuovamente nell'illusorio metaverso. Quando ho cercato la narcosi. ho cercato il sollievo ad una veglia che evidentemente mi estenuava, ho cercato il sollievo alla vita rifugiandomi nel sogno, ma la vita rispunta fuori e ciò che faceva male è sempre lì, forse più doloroso di prima, non serve narcotizzare, ma vivere con coraggio guardando ciò che fa male e affrontandolo. Ciò che mi fa male oggi è aver scoperto che non ho mai imparato a dimostrare amore, non è un alibi il fatto che non mi sia stato mai insegnato, non deve esserlo. Oggi so che ogni ambito della mia vita reale ha risentito di questa mia incapacità. Eppure in Second Life qualcosa l'ho imparato. Ho capito che ho amato la mia avatar come non ho mai amato me stessa, l'ho resa essenza stessa della mia estetica l'ho resa un essere morale facendola diventare un ritratto di Dorian Gray al contrario, ho amato le mie creazioni più di quanto abbia mai amato ogni altra cosa fatta in passato. Questo amore l'ho riconosciuto nell'impegno, nella passione con cui ho fatto ogni cosa dentro Second Life. Oggi posso dire che se prima la frase "l'amore si misura coi  fatti" era per me solo un luogo comune scontato, oggi so quanto in quella scontatezza fosse nascosta l'ignoranza, ignoravo il senso profondo di quella frase. perchè dietro ogni fatto che esprime amore, c'è necessità di tempo, pazienza attenzione, passione, tutto ciò io l'ho dato al mio mondo virtuale, ma ho anche imparato di possederlo io stessa riconoscendo finalmente la forma del dare."

mercoledì 12 maggio 2010

Considerazione amara su Second Life

I still don’t understand.
Here (in Second Life nda), you have the power to be whatever you want. To build things that are impossible to build in organic life. Yet, I see around the usual gorgeous pimped bitchy ladies, the boring bonehead  mr. muscles, boring half-human half-animal hybrids and, what it worst, the pathetic struggle of imitating what you call “real life”.
In other words, you have the power to MAKE A REAL BRAND NEW WORLD but you only try to copy what you see around yourself; what you probabilly cannot have in your RL.
SL is such a powerful medium to expand the human creativity but humans are so engulfed in their suffocating poorness and limited views that made a brothel out of SL, confirming the awful ability to rot everything that get in touch.
I hate you.
THEY GAVE YOU FREEDOM AND YOU USED IT TO BUILD A CAGE.

martedì 11 maggio 2010

postato da Mark su www.forumsalute.it

Salve
Questo tema ha colpito anche me, poichè mi trovo nella stessa situazione.
Credo proprio di essere diventato internet-dipendente e per quanto provi ad uscirne fuori non ci riesco.

Il punto è che frequento un forum da 3-4 mesi dove ho fatto un pò di conoscenza virtuale, ma non avendo amici ne vita sociale (da 3-4 anni oramai non uscivo più di acsa per svago ma solo per necessità) mi ritrovo a confondere conoscenza virtuale come una vera amicizia.

Insomma, finisco per chiattare con estranei o frequentare il forum per intere giornate, parlando di tutto: da questioni personali a semplice svago e passatempo (proprio come si fa con gli amici).
Il punto è che mi sono affezionato a queste persona e ogni giorno prediligo smepre di più il dialogo virtuale che reale e dal vivo con le persone.
Vorrei astenermi ma non ci riesco, erro nel parlare di qeustioni personali a sconosciuto (dando e ricevendo anche consigli ecc) e considerandolia come amici quanto poi sono degli sconosciuti (a volte mi chiedo se dall'altro lato del pc non ci siano dei fake che si prendano gioco di me).

SL dipendenza - postato da A. (anonimo) su www.forumsalute.it

Ciao a tutti, mi chiamo A., e mi scuserete se scrivo così, a braccio. E' da moltissimo tempo che non scrivo più su un forum, forse 2 anni, e saprete che in due anni si fa in tempo a venire dimenticati su forum, messenger, newsgroup, etc. Ma preferisco così.
La mia storia con la rete comincia 7 anni fa, non appena ho avuto una connessione in casa. Il tempo di prendere la mano e la situazione è presto precipitata perchè ho cominciato a passare troppo tempo in rete,trascurando progressivamente tutto quello che mi circondava. Di fatto non me ne rendevo conto, e se me ne rendevo conto me ne fregavo perchè le attività in rete avevano un certo fascino per me. Passavo in media circa 8 ore al giorno in rete, nei periodi oscuri toccavo anche 15ore. Di fatto, negli anni, andavo a letto solo quando non riuscivo più a resistere, e spesso questo coincideva quando rispuntava il chiarore del mattino dalla finestra. Ho cercato di gestire in questi 7 anni tutto a modo mio, cioè facendo tutto contemporaneamente, ma in questo caso molto male: amici,fidanzata, università, studio, musica, palestra, internet. Ho cominciato al 3° anno di facoltà a dormire pochissime ore per notte, svegliarmi forzatamente per le lezioni alle 9 e crollando in sala lettura al pomeriggio, dormendo al posto di studiare. Credo che se non ci fosse stata la mia ragazza a scuotermi con la forza, a quest'ora sarei nella stessa situazione di quando avevo 25 anni. Mi son ritrovato gioco-forza col ritmo sonno-veglia invertito, di fatto soffrivo di jet-lag, con la testa che rimbombava di giochi di ruolo, programmi, siti, forum etc. Ho avuto un blocco nello studio, ho mollato l'attività fisica, passavo le serate in rete chattando con i miei amici, anche loro come me, e di fatto ho cominciato a trascurarmi a 360°, in un modo che provo disagio al solo pensarci. Tutte le mie passioni di un tempo (ero uno che divorava libri), erano state sostituite dalla rete.
Ero quello che in gergo si chiama "smanettone", un disastro nella RL, ma top poster per mesi da certe parti in rete. Ho toccato il fondo con Second life e i siti di streaming, arrivando letteralmente alla negazione totale della realtà, e purtroppo non è un'esagerazione.
In tutto questo tempo mi rendevo conto che stavo esagerando, anzi, per mia fortuna mi costringeva a guardare in faccia la realtà la mia ragazza, che è una santa solamente per quante gliene ho fatte passare.
Un giorno, dopo l'ennesima terribile litigata, ho capito che ero messo di fronte a una scelta: o cambiavo vita o la perdevo. Ho fatto quindi forse la cosa migliore della mia vita: ho salutato tutti i miei amici sulle varie chat, ho eliminato i profili e ho disinstallato tutti i programmi di chat sul pc, bloccando l'account dove era possibile. Ho scritto un post nel quale salutavo tutti quanti nei vari forum, e ho disinstallato per semrpe second life. Di fatto mi sono suicidato in rete. Ho cancellato qualcunqe messaggio facesse riferimento a me in rete, e, come ultima spiaggia, ho messo una password al pc, e questa password non la possedevo io.
Voglio essere sincero: non mi stimo per ciò che ho scritto, e mi sembra che on sia scritto neppure da me, ma ho scritto questo post (ho postato questo thread, come si dice in gergo) perchè credo di conoscere bene i pericoli della rete, e credo anche che questi pericoli siano ampiamente sottostimati. In questi anni ho letto tutto quanto c'era in rete sulla dipendenza da internet, e mi stupisco che in italia non se ne parli proprio.
La rete in sè non è una cosa pericolosa, ma lo diventa se messa nelle mani di qualcuno predisposto a sviluppare un problema del genere, cioè qualcuno che nella rete ci si tuffa troppo senza riuscire a mantenere il giusto distacco, quello che dopo un'ora che stai al pc ti fa dire "ok, ora mi metto a leggere un libro". Per me, anche attualmente, è una cosa fuori dal mondo. Se sto in rete voglio starci per starci, e il tempo smette di esistere. Questo ogni volta che sto al pc e non ho impegni imminenti, come ora, che è l'1.25 di notte e sto rubando tempo al sonno.
Sono passati 7 anni, ho parlato con tanti psicologi e altrettanti psicoterapeuti che non hanno idea di quello di cui sto parlando, e che snobbano la faccenda in modo irritante. So per certo una cosa: non esiste una soluzione definitiva, quella che ti permette di stare poco al pc senza perdere il controllo; esiste piuttosto una rieducazione verso una stile di vita dove si tiene alta la guardia ogni volta che si accende il pc, dotato di tutte le limitazioni possibili per non "perdersi".
Questa è la mia esperienza, non finisce con "e vissero felici e contenti", ma finisce col conteggio di ore al pc in una settimana:.

Saluti

A.

"Quali pericoli corre chi naviga su S.L.?" D.ssa Ida Lo Piano www.spaziopsi.it

Alcuni tra i rischi più frequentemente menzionati riguardano la possibilità di creare un legame di dipendenza; la tendenza ad utilizzare la rete per mezzo per attuare comportamenti sessuali inaccettabili nella “real life”; il desiderio di trovare un contesto “protetto” dove poter sviluppare relazioni extra coniugali.

- Esiste un reale rischio di dipendenza da Second Life?
Sicuramente Second Life può assumere un ruolo molto invadente rispetto alla vita reale dell'individuo, sia in termini di tempo trascorso semplicemente ad esplorare, che in termini di risorse personali investite. Tuttavia si può parlare di dipendenza solo nel momento in cui l'investimento è tale da produrre effetti che sono di ostacolo alla "real life", ossia quando interferisce con le normali e consuete attività quotidiane dell'individuo, limitandone la progettualità reale. Ovviamente SL non rappresenta di per sè un pericolo per ogni persona in termini di dipendenza. L'individuo che utilizza questo mondo virtuale in maniera disfunzionale e che, per sue caratteristiche individuali, tende a sviluppare nella propria "vita reale" rapporti di dipendenza, può in questo contesto riproporre la stessa modalità disfunzionale.

- Perversione su Second Life?
L' interagire in un contesto che effettivamente offre diverse possibilità di manifestare comportamenti o atti di perversione (basta pensare gli ambienti in cui è possibile praticare pedofilia e zoofilia), non è una condizione sufficiente a "trasformare" un individuo in una persona "perversa". Credo che ciascun individuo decida di entrare in SL, almeno inizialmente, con una motivazione diversa: così come si può scegliere di navigare per curiosità, per effettuare investimenti economici, c'è chi si avvicina a SL per sentirsi libero di vivere una sessualità non consentita nella vita reale, all'interno di un contesto che garantisce maggiormente l'anonimato e permette l'espressione di fantasie socialmente inaccettabili nella "real life".Per questo è sicuramente importante e necessario stabilire morme che regolino l'accesso a SL (soprattutto per la tutelare i minori dall'esposizione a modelli di comportamento sessuale inadeguati), e che impediscano l'utilizzo di SL per la realizzazione di illeciti rilevanti nella vita reale (come ad es. lo scambio di materiale pornografico, soprattutto se riguardante i minori).

- L'avatar può essere un alter-ego "infedele"?
Sebbene l'avatar rispecchi in genere alcuni tratti e caratteristiche dell'individuo di cui è la rappresentazione, basta dare uno sguardo ai personaggi che popolano SL per accorgersi di quanto questi sembrano essere la rappresentazione di un alter-ego ideale, che risponde a canoni di bellezza estetica vicini alla perfezione, piuttosto che del sè reale. Ovviamente non intendo con ciò affermare che chi entra in SL costruendo un avatar il più possibile attraente e rispondente ai nostri stereotipi di desiderabilità sessuale o sociale, sia alla ricerca di esperienze sentimentali al di fuori del rapporto di coppia. Il desiderio di stabilire relazioni virtuali è una delle tante e diverse motivazioni che spinge l'individuo ad entrare in SL .Sebbene, come molti individui/avatar affermano, SL offra "molte tentazioni" rispetto alla possibilità di tradire virtualmente il proprio partner, penso che chi utilizza SL per tale scopo sia l'individuo che in genere, nella vita reale, tende ad essere infedele nel rapporto di coppia. Non credo inoltre che stabilire relazioni "intime" su SL (che siano pure esperienze sessuali virtuali), sia mosso dalla motivazione a tradire il partner reale, a patto che, ovviamente, la relazione instaurata rimanga virtuale. Il sesso virtuale può non essere indicativo di infedeltà, ma vissuto come gioco dalla coppia che lo percepisce come tale. Basta pensare al fatto che molte coppie reali decidono, consensienti, di provare il sesso virtuale con persone diverse dal proprio partner, semplicemente per curiosità, desiderio di esplorazione, con il gusto dell'anonimato che protegge e nello stesso tempo stimola fantasie. E non per questo ci si sente, rispetto al partner, traditi o traditori



''La rete fissa'' di Paola Marras - http://www.palamitonews.com/numero296/intervista_siipac_1.htm

Per moltissime persone internet sta diventando una rete a maglie sempre più fitte. Il web, nato e pensato come strumento di condivisione, sta invece diventando un mezzo che crea solitudine ed emarginazione. L’illusione del mondo a portata di un click sta creando, infatti, una generazione sempre più alienata dalla vita reale e sempre più dipendente dalla second life virtuale.

Dipendenza che molto spesso sfocia in delle vere e proprie patologie. Abbiamo così intervistato il dottor Cesare Guerreschi, fondatore nel 1999 del SIIPaC (Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive) e suo presidente, per cercare di comprendere la diffusione di questi nuovi fenomeni e la loro incidenza sulla società attuale.

Il SIIPaC è un osservatorio d'eccezione sulle nuove dipendenze che spesso non hanno a che fare con alcuna sostanza chimica. La dipendenza da internet, da e-mail, da cellulare, lo shopping compulsivo, la pornodipendenza, sono fenomeni di massa che nascono e si diffondono con la diffusione a basso costo della tecnologia. Ci può raccontare come nasce il SIIPAC e la diffusione di questi fenomeni?

«La Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive, S.I.I.Pa.C., nasce ufficialmente nel mese di gennaio del 1999, rilevando nel campo del gioco d’azzardo quanto, già da alcuni anni, stavo svolgendo nella sezione bolzanina della Società Italiana di Alcologia (S.I.A.). Il fenomeno del gioco d’azzardo patologico si era infatti a più riprese presentato in pazienti alcolisti che si erano rivolti alla S.I.A., in maniera tanto eclatante, da rendersi necessario lo sviluppo di uno studio specifico su questa particolare patologia.

L’assenza di bibliografia italiana, ma più in generale lo stato di completa ignoranza nel quale versava il nostro Paese relativamente al gap, ci indusse ad un certo punto a pensare all’istituzione di una struttura apposita per questi pazienti. Dopo diversi anni di studio agli USA, mi resi conto che anche in Italia era necessario iniziare a parlare di Addiction, cioè di dipendenze comportamentali non legate a sostanza. E da qui lo studio anche di altre addiction, oltre il gioco, che lei ha citato.

Per quanto riguarda la seconda domanda, sicuramente lo stile di vita attuale o le nuove tecnologie hanno potuto incidere sulla diffusione del fenomeno, ma sicuramente non li hanno “creati”. Si pensi al ad esempio al gioco d’azzardo, il primo gioco dei dadi si attribuisce all’età dei sumeri».

Internet è divenuta con il tempo una rete di "convergenza", come si dice in gergo tecnico. Significa che si usa un solo sistema (o un solo apparecchio, il computer, nell'accezione comune) per guardare la tv, navigare sui siti, ascoltare la radio, giocare, comprare beni e servizi, scommettere. La "convergenza" sta ormai diventando anche "sociale", visto che amici, dialoghi, proteste, confessioni, si fanno su internet. Si può quindi parlare anche di "convergenza delle dipendenze"?

«Dipende cosa intendiamo per convergenza. Ad esempio, se pensiamo allo shopping compulsivo sta diventando sempre più frequente negli shopper acquistare tramite internet. Oppure se pensiamo alla dipendenza sessuale, molto spesso i dipendenti contattano i partner tramite internet».

In passato quali sono stati gli oggetti e gli stili di vita che hanno creato dipendenze forti e perniciose come quelle di internet? Oppure ci troviamo per la prima volta nella storia davanti ad un caso del genere?

«Tutte le dipendenze sono forti e perniciose. Sicuramente internet ha lo “svantaggio” di essere più alla portata di tutti, in qualunque momento. Ritorno un attimo sul gioco patologico per spiegarmi meglio. Prima, ad esempio, era possibile scommettere solamente in alcuni posti adibiti e negli orari di apertura. Oggi, invece, basta collegarsi ad internet».

lunedì 10 maggio 2010

"QUANDO UNA VITA NON BASTA:SECOND LIFE (Lorenza Veronese per disinformazione.it)

La tua vita è grama e non sopporti più il lavoro che fai? Tuo marito o tua moglie ti hanno stancato e vorresti fare delle esperienze estreme, ma ti manca il coraggio? Vorresti essere quello che non sei e avere una seconda vita?
Bene, a tutto questo, e molto altro ancora c’è “Second Life”: un sito internet che ti permette di ‘incarnare’ un avatar (personaggio virtuale) e fare qualsiasi cosa, anche la più impensabile.
"Molto interessante", direbbe qualcuno: ma qual è il rovescio della medaglia? Rovescio che vedremo assai inquietante!
Si corre il rischio di confondere la propria vita reale con una vita assolutamente finta, di rimanere ‘intrappolati’ in un mondo virtuale e vivere là la propria vita, alienandosi quella reale, certamente molto più complessa e difficile; si rischia di perdere anche quel poco di responsabilità e moralità che ancora ci rimane, perché dentro Second Life tutto è possibile e senza tanti scrupoli; le ore e le giornate intere passate dentro questo mondo possono compromettere le amicizie, il lavoro e tutti i rapporti sociali. Per ultimo, il denaro virtuale che viene usato deve essere prima cambiato con dollari veri…
In definitiva si tratta di un attacco diretto e mirato alle coscienze (sempre più ipnotizzate) dei più giovani, un tentativo assai pericoloso di disumanizzazione. Il rischio finale è proprio quello di perdere una parte della propria anima e vivere una pseudo-vita che non ci appartiene!

Second Life? A casa di amici ho vissuto un incubo. Avevano tutti i pc accesi, uno a testa, e per tutto il giorno. Ognuno di loro aveva un avatar all'interno di "quel luogo"...mi sono sembrati ZOMBI. ma non quelli che vedevo nello schermo, i loro cloni secondlife, ma quelli che erano davanti a me in CARNE ED OSSA.

Forse lo scritto a cui tengo di più tra quelli qui presenti è il primo epilogo alla saga del “Più reale del reale”.
Credo che la virtualità sia l'aspetto caratterizzante dei nostri tempi, la direzione verso cui gli eventi stanno spingendo.
E vi starebbe di sfondo una riflessione ancora più profonda, riguardo alla smaterializzazione verso cui il mondo moderno si sta dirigendo.
La virtualità sta sostanzialmente prendendo il posto del mondo “reale”, o almeno di quello che noi crediamo reale; dopo la morte della metafisica e delle sue allusioni ad un mondo “più vero”, un mondo superiore, ora lentamente sta decadendo anche il mondo fisico, sostituito da una sua rappresentazione fittizia, una metafisica alla rovescia.
Second Life è il celebre, ormai, “gioco” che sta conoscendo un successo enorme, specialmente negli Stati Uniti, che come noto dettano le tendenze che di lì a poco raggiungono anche il vecchio continente.
Come noto l'essenza di Second Life è la costruzione di un alter ego virtuale, che si muoverà in un mondo virtuale popolato da milioni di ulteriori alter ego.
Un mondo dove le possibilità che la vita reale ha negato possono venire realizzate.
Sarebbe forse inutile chiedersi ora cosa ci sia di “vero” in tutto questo, la stessa parola realtà ormai ha perso il suo intrinseco significato, ma vi è comunque un alone inquietante che avvolge il tutto.
Persone che passano le loro giornate stressate dal lavoro e dagli impegni quotidiani che una volta giunte a casa entrano nella rete per iniziare una seconda vita più gratificante.
La smaterializzazione di quello che del reale restava pare essersi così conclusa.
Seconda vita, o forse ultima forma di vita?

da Splinder

venerdì 7 maggio 2010

Dal blog di OPENSOURCE OBSCURE


Isolarsi e perdere il contatto con la realtà. È un problema dei mondi virtuali?

30 gennaio 2010
by Opensource Obscure
Fin dai tempi più remoti, l’uomo si isola completamente da quello che lo circonda.
Fugge, pur senza spostarsi. Con l’ausilio di strumenti che si è costruito si rifugia, per ore o anche per giornate intere, in mondi di fantasia. Viaggia in città ormai scomparse dalla faccia della terra, incontra persone che non esistono, vive storie mai accadute.
A seconda degli strumenti usati, questo viene chiamato essere appassionati di Letteratura, di Cinema e di Poesia.
Al giorno d’oggi, nessuno ritiene una cosa strana e pericolosa leggere dei romanzi.
Gli amanti della poesia non sono considerati intrinsecamente dei falliti, ma persone con sensibilità e senso dell’estetica.
Gli appassionati di cinema non buttano via la loro vita durante la proiezione di un film, bensì aumentano la loro cultura.
Se però lo strumento usato è un software che simula un ambiente tridimensionale, allora

"stai conducendo una seconda e falsa vita”
"rischi di perdere il contatto con la realtà”
 ti estranei da quello che conta davvero”
 vivi in un mondo di illusione”
C’è davvero differenza fra i mondi virtuali e gli altri media usati dall’uomo per costruire la propria cultura?
Finché rimango libero di scegliere se e come usarli, no.
…........................................................................
Opensource chiude il discorso con una dichiarazione forte. Sicuramente Open avrà testato su di se quello che dice ma la stessa frase la ho sentita/letta  molte volte, il problema è proprio questo .Una dichiarazione classica che abbiamo sentito fare ai tossicodipendenti  in fase ''attiva'' (non intendo con questo accusare Opensource naturalmente) Qualche giorno fa leggevo su un altro blog alcune considerazioni sui reali fruitori di sl, pochi si diceva, coloro che non sono in trappola. Ho pensato, che Opensource fosse uno dei pochi reali fruitori non-in-trappola.  Open è noto nella parte italiana e molto stimato sono certa che comprenderà l'importanza di approfondire il concetto ''finchè rimango libero di scegliere se e come usarli, no'' . Credo che tutti usino questa frase tipo ma quasi nessuno vada alla verifica. Troppo facile troppo retorica, una di quelle frasi ''di chiusura' quelle che stoppano ogni replica. Ma non è cosi. La cosa stupefacente è che nessuno prova ad approfondire, con se o con altri, forse fa paura conoscere la vera risposta. E qui si nasconde il sommerso mondo dei bisogni di fuga. Infatti non se ne parla. Proviamo a pensarci.
Bianca

Trovato in un forum : postato da Zenmax il 30 aprile 2010


Il mondo virtuale sta sostituendo quello reale perche' gli esseri umani sono terrorizzati , perche' e' piu' semplice vivere le cose , i rapporti umani , non direttamente , abbiamo paura uno dell'altro, la verita' e' solo questa . Ecco perche' tutte le frescacce , dal cellulare a facebook ai forum anche si , funzionano . I latini dicevano '' epistula non erubescit,, ovvero, le lettere non arrossiscono , scrivendo e non dicendo a voce diciamo piu' cose e non ci vergognamo. Hanno creato il mondo che volevano e noi gli abbiamo dato semaforo verde , ormai e' cosi' , amen , va bene cosi' . Anzi no ma e' comunque troppo tardi

martedì 4 maggio 2010

Un pezzo di storia : Bianca

Second Life è una nuova droga e, per ora, la maggioranza dei fruitori assidui (7-8 ore al giorno) non si è  ancora resa conto del danno che produce il dolce scivolare in un mondo che mentre sembra che ti materializzi un sogno (che non si realizzerà mai) ti sgretola la vita e la creatività del vivere insieme al coraggio di affrontare la vita stessa. Gli ignari prigionieri laggiù non sono i giovanissimi, per questo è ancora piu dannoso per gli stessi utenti, ma gente che va dai 40 al 65 anni e piu, i quali ormai sconfitti, non si accorgono che quella vita fintamente colorata di compagnia  ti finisce.
Diventano due vite, due vite da poveracci.
Quella reale che lasci dietro le spalle e quella virtuale che ti si insinua lentamente dentro piu leggera di una piuma e piu devastante di un veleno.
Ci sarà molto da dire sul tema nel futuro.
Me ne sono accorta quando gli impegni li dentro mi chiedevano piu tempo di quello che avrei mai pensato di dedicarci,  quando ho chiuso sono stata accusata di vigliaccheria.
Come si fa tra tossici.
Ora che da 5 mesi ne sono fuori ,sono morta come avatar quindi invisibile, trasparente, inutile per i miei amici avatars. Esistevo solo li, come loro, il resto, la vita perde il suo posto ... si sovrappone tutto silenziosamente , inesorabilmente. Il reale sfuma piano piano e risalire la china per molti sarà impossibile perche si sono creati fitte reti di "amici" che credono reali proprio perche la loro vita reale è diventata quella li.
Bianca

lunedì 3 maggio 2010

Non c'è nessuna ragione al mondo, ne l'amicizia, ne l'amore, ne l'arte, ne il sogno. Nulla per cui valga la pena di buttare la vita nei mondi virtuali.



Avevo troppa fretta d partire

per potermi fermare a ripulire

le tracce della corsa.

(vita dell'avatar : 1056 giorni)

INVIATO DA: TOD

Inviato da Sarah


Eccomi ero proprio così... piena di colori per la testa, tanto, tanto ricciolissimo desiderio di divagare dalla malinconica noia del presente e infondo un carattere mite e fedele... si si può proprio dire che fossi così quando entrai in second life.... solo tre anni fa.... ma in quel mondo il tempo decuplica il suo scorrere ed è per questo che parlo al passato remoto... pare un altro tempo un altra donna... come sono oggi?.... lo scoprirò solo vivendo... una vita per volta... quella reale.