BENVENUTI

Benvenute e bevenuti su questa piccola isola, dove sono disseminati indizi e tracce.
A ognuno di noi, la scelta e l'impegno della scoperta che porta a un progetto, a una storia, a un evento, comune e allo stesso tempo personale.

Buon viaggio ai viaggiatori e ai curiosi della vita


STORIE DI LOG OUT

...O per meglio dire "siccome può accadere talvolta, che ciò che ci accade non accade solo a noi, forse vale la pena di scriverlo e farlo diventare patrimonio di tutti ."
Questo è un luogo per raccogliere le esperienze di quanti, forse,
si sono sentiti diversi in un mondo virtuale di omologati, decidendo di non poter pagare il dazio nè di voler cambiar nulla di ciò che per altri funziona bene così... ma semplicemente sentono possibile parlarne ... Speriamo di avere tra gli ospiti molti di voi abitanti ed ex abitanti del mondo virtuale che ci ha visti viaggiatori ignari e speranzosi di trovare la realizzazione di un sogno. Ci piacerebbe avere ospiti anche avatar di ''fama'' i quali sapranno parlarci della loro esperienza di immersione cosi totale. Vivere una vita virtuale costa tempo.

QUESTO BLOG E' STATO CREATO IL 1 MAGGIO 2010

Per pubblicare la storia, anche anonima, del vostro log out o del vostro stay-in o in-and-out scriveteci qui:

secondlifevsreallife@gmail.com




venerdì 21 maggio 2010

RIFLESSIONI SUL PROBLEMA DELLE DIPENDENZE Silvio Rossi


Si crede che i drammi della dipendenza si possano risolvere con leggi migliori e con iniziative di
tipo sanitario. Ma se analizziamo senza pregiudizi il problema ci accorgiamo che è una questione
che richiede approcci più articolati. Non sembra che si sia ancora approfondito in modo
soddisfacente il legame tra lo sviluppo di comportamenti da dipendenze e carenza di educazione
all’uso consapevole della libertà, ma si potrebbe aprire su questo tema un filone di studio
estremamente fecondo.Riprendo la mia riflessione sulle dipendenze tornando al tema della risposta all’angoscia. Oggi
molti cercano la loro "Second Life", un rifugio individualista e recintato dove - anestetizzati - si
possa vivere lontani dalla "First Life", cioè la realtà vera, la vita di tutti i giorni, diventata una realtà
su cui si è perso il controllo. Qualcuno questa seconda vita la trova in realtà parallele, tra le quali
spicca proprio il mondo virtuale e internettiano di "Second Life". Ma - come dicevamo nel
precedente post - non c'è solo internet, molti costruiscono il loro rifugio con l'alcool, altri con il
gioco compulsivo. Un numero sempre più grande col sesso senza limiti. Moltissimi si affidano ad
hashish e marijuana, non mancano quelli che la loro "bolla" la trovano in pratiche esoteriche o
paraesoteriche veicolate da sette e sedicenti guru. La televisione, fa la sua parte, come anche lo
sport quando diventa ragione di vita. Esperienze disparate, ma che in comune hanno la possibilità di
essere usate come TAZ. TAZ, significa Temporary Autonomus Zone (zona temporaneamente
autonoma), un concetto proposto dallo scrittore Peter Lamborn Wilson, più conosciuto come Hakim
Bey, maestro e guida riconosciuta dei gruppi anarchici, no global e dei centri sociali, nonché teorico
e studioso del fenomeno della pederastia spirituale (tanto per far capire il soggetto). Hakim Bey
descrive la TAZ come un territorio mentale che elude i normali centri di controllo, ha una vita
breve, si realizza sul confine di regioni prestabilite dai meccanismi istituzionali. Insomma, un
territorio soggettivo e anarchico che si può anche concretizzare per brevi momenti (ad esempio un
Rave) e nel quale vivere fuori delle regole sociali e dare sfogo ad ogni impulso.
Hakim Bey teorizza la TAZ come un'esperienza rivoluzionaria di liberazione. Io ritengo invece,
che sia un concetto interessante per descrivere il disagio mentale dei nostri giorni.
Quando una persona non ce la fa a vivere la propria "first life"non possedendo una capacità di
lettura soddisfacente, una griglia di analisi, un sistema di comportamenti maturato attraverso un uso
consapevole della libertà di scelta, sente il bisogno insopprimibile di scappare in un mondo
rassicurante definito, , in cui stimolazioni neurologiche potenti fanno dimenticare per un pò la realtà
ingestibile e inducono uno stato di piacere effimero e artificiale. Salvo poi, quando ritorna nella vita
vera, cadere in uno stato di prostrazione profonda, di delusione, di aridità, di angoscia rinnovata che
la spinge a ripiombare nell'auto-consolazione di una nuova TAZ. Un circuito perverso di
progressivo annichilimento che estranea sempre più dalla Vita.Nella pratica clinica, ho verificato che il concetto di TAZ può essere estremamente utile per leggere
una serie molto varia di psicopatologie che vanno dagli stati d'ansia, ad alcuni tipi di depressioni,
alle dipendenze. Il panorama attuale mostra sempre più spesso, infatti, pazienti che sfuggono alle
tradizionali classificazioni diagnostiche. Il concetto di TAZ, ci viene in aiuto per individuare la
caratteristica comune a questi pazienti: il timore, l'incapacità, l'inadeguatezza, comunque la
difficoltà sempre maggiore di riuscire a sostenere le contraddizioni e le esigenze di un mondo
complesso e sfuggente. Con la conseguente tendenza a crearsi degli spazi mentali di isolamento
attraverso comportamenti rituali, compulsivi, super attrattivi, in grado di occupare lo spazio
mentale. Non è la semplice "fuga dalla realtà" con cui spesso si liquida in modo superficiale il
problema dei drogati. Lo stato d'animo di angoscia di cui parliamo emerge di fronte non a qualsiasi
tipo di frustrazione, ma – paradossalmente – davanti alla difficoltà di definire ciò che è frustrante da
ciò che non lo è, cioè davanti all’assenza di definizioni. Questo problema riguarda anche persone
che non vorrebbero estraniarsi dalla vita, ma si trovano comunque a muovere in un territorio di cui
non posseggono più la mappa. E allora, la cosiddetta fuga dalla realtà ci sembra più corretto
concettualizzarla come un'immersone temporanea in una bolla in cui liberare (per liberarsene) i
sentimenti più angosciosi: disorientamento, inadeguatezza, spesso rabbia e violenza; questi
sentimenti possono così essere ripresi sotto il proprio controllo attraverso la loro espressione in uno
spazio mentale e fisico, caratterizzato da una sua “liturgia della sfrenatezza”, per poi poter
riassumere un controllo del proprio io e ritornare ricaricati e purificati nel mondo. Da un certo punto
di vista questo comportamento potrebbe essere considerato funzionale all'equilibrio complessivo
della persona. Tale ipotesi potrebbe avere un senso in esperienze sociali condivise e limitate –
comunque con valenze e significati profondi e consapevoli- quali, ad esempio, alcune
manifestazioni del folklore, alcuni rituali sciamanici, ecc. Il problema, però, è che per le regole dell'apprendimento, la bolla scelta – quando è vissuta nell’individualistica fuga dalla disperazione della realtà, in modo sempre più coinvolgente perché svuotato di regole e tempi - diventa dipendenza, gabbia, e alla fine, patibolo.

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