Per moltissime persone internet sta diventando una rete a maglie sempre più fitte. Il web, nato e pensato come strumento di condivisione, sta invece diventando un mezzo che crea solitudine ed emarginazione. L’illusione del mondo a portata di un click sta creando, infatti, una generazione sempre più alienata dalla vita reale e sempre più dipendente dalla second life virtuale.
Dipendenza che molto spesso sfocia in delle vere e proprie patologie. Abbiamo così intervistato il dottor Cesare Guerreschi, fondatore nel 1999 del SIIPaC (Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive) e suo presidente, per cercare di comprendere la diffusione di questi nuovi fenomeni e la loro incidenza sulla società attuale.
Il SIIPaC è un osservatorio d'eccezione sulle nuove dipendenze che spesso non hanno a che fare con alcuna sostanza chimica. La dipendenza da internet, da e-mail, da cellulare, lo shopping compulsivo, la pornodipendenza, sono fenomeni di massa che nascono e si diffondono con la diffusione a basso costo della tecnologia. Ci può raccontare come nasce il SIIPAC e la diffusione di questi fenomeni?
«La Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive, S.I.I.Pa.C., nasce ufficialmente nel mese di gennaio del 1999, rilevando nel campo del gioco d’azzardo quanto, già da alcuni anni, stavo svolgendo nella sezione bolzanina della Società Italiana di Alcologia (S.I.A.). Il fenomeno del gioco d’azzardo patologico si era infatti a più riprese presentato in pazienti alcolisti che si erano rivolti alla S.I.A., in maniera tanto eclatante, da rendersi necessario lo sviluppo di uno studio specifico su questa particolare patologia.
L’assenza di bibliografia italiana, ma più in generale lo stato di completa ignoranza nel quale versava il nostro Paese relativamente al gap, ci indusse ad un certo punto a pensare all’istituzione di una struttura apposita per questi pazienti. Dopo diversi anni di studio agli USA, mi resi conto che anche in Italia era necessario iniziare a parlare di Addiction, cioè di dipendenze comportamentali non legate a sostanza. E da qui lo studio anche di altre addiction, oltre il gioco, che lei ha citato.
Per quanto riguarda la seconda domanda, sicuramente lo stile di vita attuale o le nuove tecnologie hanno potuto incidere sulla diffusione del fenomeno, ma sicuramente non li hanno “creati”. Si pensi al ad esempio al gioco d’azzardo, il primo gioco dei dadi si attribuisce all’età dei sumeri».
Internet è divenuta con il tempo una rete di "convergenza", come si dice in gergo tecnico. Significa che si usa un solo sistema (o un solo apparecchio, il computer, nell'accezione comune) per guardare la tv, navigare sui siti, ascoltare la radio, giocare, comprare beni e servizi, scommettere. La "convergenza" sta ormai diventando anche "sociale", visto che amici, dialoghi, proteste, confessioni, si fanno su internet. Si può quindi parlare anche di "convergenza delle dipendenze"?
«Dipende cosa intendiamo per convergenza. Ad esempio, se pensiamo allo shopping compulsivo sta diventando sempre più frequente negli shopper acquistare tramite internet. Oppure se pensiamo alla dipendenza sessuale, molto spesso i dipendenti contattano i partner tramite internet».
In passato quali sono stati gli oggetti e gli stili di vita che hanno creato dipendenze forti e perniciose come quelle di internet? Oppure ci troviamo per la prima volta nella storia davanti ad un caso del genere?
«Tutte le dipendenze sono forti e perniciose. Sicuramente internet ha lo “svantaggio” di essere più alla portata di tutti, in qualunque momento. Ritorno un attimo sul gioco patologico per spiegarmi meglio. Prima, ad esempio, era possibile scommettere solamente in alcuni posti adibiti e negli orari di apertura. Oggi, invece, basta collegarsi ad internet».
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